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Una vita di sport

L’identificazione dello sport come attività che coinvolga le abilità umane basilari fisiche e mentali- esercitandole con costanza per migliorare ed usarle in maniera più proficua – permette di tracciarne un collegamento storico con lo sviluppo dell’intelligenza umana. Per le civiltà primitive, l’attività fisica – sia pur priva dei connotati agonistici che l’avrebbero caratterizzata in seguito – era un modo utile per approfondire la conoscenza della natura ed applicare una maggiore padronanza su di essa. La diffusione della pratica sportiva nella maggioranza delle società contemporanee è indice dell’importanza che lo sport assume in senso sociale, ma anche economico e politico. Può inoltre far parte della cultura di una società, legandosi ai cambiamenti che la contraddistinguono: una disciplina che contribuisca ad affermare l’identità di uno Stato è chiamata – talvolta anche con finalità legislative – sport nazionale.

Relativamente all’aspetto ludico, è da notare come lo sport sia diffuso soprattutto presso quelle realtà sociali i cui mezzi economici e culturali ne permettano la pratica. Talune discipline richiedono infatti specifiche attrezzature per poter essere praticate, dalle più semplici (quali i giochi con la palla) alle più complesse (come gli sport che prevedono l’utilizzo di motori). Esistono tuttavia discipline che non richiedono strumenti particolari, rendenone possibile l’accesso anche a popolazioni con minori disponibilità economiche: in tal senso, i successi sportivi possono venire visti come una forma di riscatto sociale.

Un’altra concezione è quella secondo cui lo sport possa trasmettere valori universali, tra cui la socializzazione e il rispetto sia tra compagni che tra avversari: una definizione ufficiale di quest’ultimo aspetto è ravvisabile nel cosiddetto fair play. Per contro, non mancano critiche secondo cui lo sport venga utilizzato – in determinati contesti influenzati da fattori economici o sociali – come mezzo di propaganda politica, favorendo persino l’affiorare di aspetti deleteri (non ultimo il razzismo).

Fattori che determinano il successo e la diffusione di uno sport sono – tra gli altri – la semplicità dei regolamenti (che ne determinano la comprensione e il seguito presso i tifosi) e l’attenzione riservata dai mass media. Gli appassionati possono infatti contare sull’ampia reperibilità di informazioni, sia tramite fonti cartacee (tra cui La Gazzetta dello Sport) che on-line (molti atleti e squadre dispongono infatti di siti ufficiali). Non da ultimo, i fondamenti etici dello sport e le movenze di base sono insegnate a scuola sin dalla tenera età: l’organizzazione prende il nome di educazione fisica.

Lo sport nella Preistoria

Nel corso del XIX secolo molte scoperte di esempi di arte rupestre sono state effettuate in Francia, per esempio a Lascaux, in Africa ed in Australia, che dimostrano come in tempi preistorici i graffiti stessi sono una dimostrazione dell’interesse degli uomini delle caverne per attività che non fossero direttamente legate alla ricerca di cibo e alla sopravvivenza, ma che possiamo definire invece come svago o riti di buon auspicio.

Le tribù primitive africane, americaneoceaniche analizzate da etnografi dell’Ottocento, hanno conservato per millenni il senso e il carattere delle esercitazioni sportive e consentirono di formulare alcune ipotesi sulla evoluzione degli esercizi, dal loro originario scopo pratico a quello successivo ritualistico nell’ambito di cerimonie religiose o festive.

Secondo molti storici dello sport, tra i quali Antonino Fugardi, questa linea evolutiva può essere applicata, a grandi linee, anche allo sviluppo dell’attività sportiva europea e asiatica.

Origini dello sport

Le esercitazioni sportive erano in un primo tempo singole, poi divennero collettive e praticate anche dalle donne sin dal Medioevo; l’esercizio più diffuso e più antico dovette essere la corsa, alla quale si aggiunsero, subito dopo, i lanci e i salti, utili per la caccia e per le guerre. Ben presto emersero altre manifestazioni indispensabili per la sopravvivenza, dalle quali derivarono il nuoto, la canoa, l’equitazione, la lotta, il pugilato, la scherma contemporanee, a cui si aggiunsero giochi con palle costituite di erba e di grossi frutti.

Inizialmente queste manifestazioni non mostrarono caratteristiche prevalentemente agonistiche, bensì, soprattutto quelle di gioco e di intrattenimento.

In tempi successivi, gli esercizi assunsero un duplice aspetto: quello medico-spirituale-ginnico sviluppato maggiormente in Oriente, e quello atletico-rituale prosperante nel bacino del Mediterraneo.

In Occidente prevalsero l’aspetto atletico, la cura del vigore muscolare e la resistenza alle fatiche a fini militari

Articolo giornalistico

Finale di Champions League

24-07-2019

Il 28 Maggio 2013 a Wembley ( Londra )si è tenuta la finale di Uefa Champions League dove si sono scontrati in un derby tutto tedesco: Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Sono andate in Champions grazie a due vittorie davvero strepitose ed importanti : la prima del Bayern Monaco che tra andata e ritorno ha rifilato un 7-0 al Barcellona. La seconda quella del Borussia che ha vinto 4-1 all’andata mentre al ritorno pur eseguendo un bel gioco ha perso 2-0 contro il Real Madrid. Nei rispettivi paesi ma anche in tutta la Germania e non solo, per giorni sono continuati i festeggiamenti per questo grande successo, mentre dall’altra parte c’è grande amarezza per l’occasione persa , ovviamente i tifosi non hanno reagito per niente bene con rivolte e proteste. All’impresa del Bayern Monaco ha contribuito tutta la squadra con goal e capolavori. Il giocatore da incoronare è sicuramente Arjen Robben ( un giocatore che nell’ultimo periodo non è stato quasi mai schierato è che si è messo in luce grazie all’infortunio di Javi Martinez ). Il Borussia Dortmund invece ha regalato ai propri tifosi un gioco fantastico ed è stato trascinato da un poker di Robert Lewandoskwi che si è messo in luce anche al ritorno con una clamorosa traversa. Lo stadio che ha ospitato la finale è stato appunto lo stadio della squadra campione in carica ( il Chelsea ): il Wembley Stadium. Chi vincerà alzerà la prestigiosa coppa dell’Uefa Champions League. Secondo molta gente sarà una partita ricca di colpi di scena dove si sfideranno la giovinezza del Borussia Dortmund e l’esperienza del Bayern Monaco.

Da quell’anno il Bayern Monaco non ha più vinto una Champions League, speriamo che possa ripetersi al più presto.

Manuel Romagnino

Alessandro Amelio

Alex Froio

Il Calcio

Il gioco del calcio ha antichissime origini. Alla domanda chi ha inventato il gioco del calcio è possibile affermare che i primi segnali di dove è nato il calcio arrivano dall’Asia e in particolare dalla Cina e dal Giappone. In quest’ultima a cui si può attribuire chi ha inventato il calcio era diffuso il “Kemari”, ancora oggi praticato, in cui i giocatori dovevano passarsi la palla, un involucro di cuoio al cui interno era inserita una vescica di animale gonfiata, senza farle toccare terra.

Circa 500 anni più tardi, in Cina nel XI secolo a.C. era praticato il “Tsu­chu”, che tradotto significa palla di cuoio calciata dal piede, il quale consisteva nell’infilare il pallone, fatto di piume e capelli femminili, in un buco sostenuto da due canne di bambù unicamente con i piedi.

Nel IV secolo a.C. è in Grecia che si hanno testimonianze di un gioco chiamato “Episkyros”, che però non fu mai inserito tra le discipline olimpiche. Come molte delle cose elleniche anche questo gioco fu portato a Roma, divenendo l’ “Harpastum”, che dal greco arpazo vuol dire strappare con forza.

In questo gioco c’erano due squadre che si affrontavano e ci si passava la palla con le mani e i piedi in uno spazio rettangolare delimitato da delle linee laterali e da una centrale che divideva in due il campo. Lo scopo era appoggiare la palla sulla linea di fondo avversaria. Il calcio nella storia fu molto praticato dai legionari per circa 700 anni ed è grazie a loro che questo sport fu conosciuto anche nelle isole britanniche dove, poi, si getteranno le basi per il calcio moderno.

Purtroppo tutti i giochi con la palla furono eliminati bruscamente nel Medioevo perché le attività ludiche erano generalmente disprezzate in questo periodo.

Come tutte le epoche storiche anche il Medioevo era destinato a terminare e con esso anche il grigiore di quei tempi. Fu a Firenze, base del Rinascimento europeo, che il calcio tornò a vedere la luce. Molti sono i testi che narrano di questo sport, considerandolo addirittura proprio di questo paese, come nel caso del Vocabolario della Crusca dove lo si definisce : “È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi”.

Come gran parte delle cose fatte in questo periodo a Firenze, a riportare in vita il calcio furono i Medici.

In particolare Piero de Medici, appassionato di questa attività chiamò alla sua corte i più abili giocatori dando vita alla prima forma di mecenatismo calcistico. La diffusione di questo sport in quest’epoca è da attribuire al fatto che i Medici si resero conto che fosse un’ottima valvola di sfogo popolare e per questo si impegnarono per la sua diffusione. Il “calcio fiorentino” è molto diverso da quello dei giorni nostri in quanto era uno sport che inglobava quelli che adesso sono il calcio e il rugby.

Le regole erano queste: due squadre si affrontavano ed erano costituite da una trentina circa di giocatori. Quelli che scendevano in campo ufficialmente erano 27 di cui: 15 attaccanti, allora chiamati corridori, 4 centrocampisti, sconciatori, 4 terzini, datori innanzi, e 4 difensori, datori indietro. A dirigere la partita c’erano 6 arbitri collocati su una piccola tribuna. Il pallone poteva essere colpito con piedi e mani , ma con quest’ultime non poteva essere lanciato.

L’ obbiettivo del gioco era quello di collocare la palla all’interno di una porta difesa da un datore indietro il quale era l’unico a poter giocare con le mani. Le partite duravano anche tutta la giornata dando vita ad accese battaglie, anche di grande violenza.

Quando si faceva gol si gridava caccia!. Il calcio fiorentino era inizialmente diffuso tra i nobili ma pian piano si diffuse tra tutto il popolo dando vita ad accese partite cittadine in Piazza della Signoria, dove tutt’ora, in seguito al declino del gioco nel 18° secolo, vengono svolte alcune partite come spettacolo tradizionale.

E’ ben evidente che paragonando gli sport degli anni 50′ ad oggi, in particolare il calcio nella storia ha avuto un’evoluzione importantissima, così come anche altre discipline sportive si sono totalmente trasformate.

Il Regno Unito, la patria di chi ha inventato il calcio moderno

Come detto, fu nel Regno Unito, grazie alla diffusione da parte dei legionari, che si posero le basi per lo sviluppo del calcio moderno. Basi che a quanto pare erano stabili già da tempo. Infatti si può ritrovare riscontro del gioco del calcio anche nella letteratura di Shakespeare, precisamente nel Re Lear, dove il poeta e drammaturgo inglese fa dire a Kent:” Beccati questa , cattivo giocatore di calcio!”, atterrando Osvaldo con uno sgambetto.

Ma è molto più in là che le basi serviranno a far nascere il gioco del calcio.

Nel 19° secolo è la rivoluzione industriale con il suo avanzamento tecnologico e scientifico a rianimare l’amore per questo sport. Così il “gioco della palla con i piedi”, football, fin’ora diffuso a livello popolare e con accenti brutali e violenti , inizia a diventare uno sport ben visto anche dalle classi nobili, che videro questo sport come un mezzo di aulica competizione tra i vari college. Proprio in questa realtà, in quella dei campus di Harrow,Rugby e Charterhouse in particolare, che viene accolto il gioco del calcio dalle classi sociali più elevate.

Tuttavia le regole del gioco non erano ancora chiare e ben definite e per questo ogni istituto le modificava a proprio piacere. A Charterhouse e Harrow si svilupparono rispettivamente i giochi chiamati “dribbling game”, in cui non si poteva toccare la palla con le mani, e il “passing game”, giocato 11 contro 11 e legato più alla manovra collettiva.

Invece a Rugby le mani potevano essere usate e infatti la tradizione dice che quando uno studente prese in mano la palla e attraversò tutto il campo appoggiandola sulla linea di fondo avversaria nacque il gioco del rugby, che prese il nome proprio dal college, gioco che nel 1842 varò il suo regolamento ufficiale.

Un anno importante della nascita del calcio è il 1857 quando nasce lo Sheffield Club, il primo team calcistico non universitario, da quel momento tanti ne nasceranno con il passare di poco tempo. Infatti la data a cui si fa risalire la nascita del calcio moderno è fissata a soli cinque anni più tardi, il 26 Ottobre 1863. In questo giorno che è ufficialmente quando nasce il calcio undici club di Londra si riuniscono alla Freemason’s Tavern di Great Queen Street per creare un unico regolamento.

I partiti principali erano due: chi sosteneva l’uso delle mani mantenendo l’accento violento del gioco e chi invece voleva che si usassero solo i piedi costituendo un gioco più pulito e meno brutale. Quest’ultimi confluirono nella FA, football association, prima federazione calcistica nazionale. Man mano che gli anni avanzano il calcio è sempre più solido e diffuso, così la FA nel 1885 decide di fare un passo fondamentale che sarà destinato a caratterizzare fortemente questo sport: riconosce la possibilità di conferire al giocatore un compenso per le sue prestazioni.

Nasce così la prima forma di professionismo e anche il vantaggio di quelle società con più disponibilità economica, come l’Aston Villa, che in questo periodo affermò la proprio leadership. L’anno successivo nasce l’ IFAB, international football association board.

Costituita dalla fusione delle quattro federazioni britanniche, inglese, scozzese, irlandese e gallese, essa aveva e ha tutt’ora la funzione di costituire un regolamento comune. L’IFAB ancora oggi esiste e ancora oggi è il sacro custode e ultimo giudice inappellabile delle regole di questo sport.

La diffusione e Nascita del Calcio in Europa e Sud America

Mentre nel Regno Unito il calcio era diventato un fenomeno di massa, in Europa e Sud America era ancora diffuso solo a livello popolare e con regole non definite e aggiornate. Fu grazie alla grande rete commerciale d’oltremare e per questo grazie ai marinai, che in momenti liberi della giornata davano vita ad accese partite di calcio sui moli, che il calcio si diffuse con il suo aspetto moderno.

In Europa furono le città marittime ad espandere poi il calcio in tutta la nazione: in Italia questo ruolo spettò a Genova, in Francia il primo club fu Le Havre nel 1872 e successivamente si diffuse in Olanda e Portogallo, influenzando anche i paesi interni.

In Sud America e principalmente in Brasile la sua diffusione si deve a Charles Miller, nato a San Paolo ma mandato dal padre in Inghilterra per completare gli studi. Il giovane e appassionato di calcio Charles una volta finiti gli studi decise di tornare in patria per convertire al calcio una delle nazioni che farà nascere i migliori campioni di questo sport.

La nascita della FIFA e la definitiva esplosione

Naturalmente l’averlo inventato e successivamente migliorato dava al Regno Unito un vantaggio anche nell’aspetto tecnico del gioco. Infatti le quattro federazioni sostenevano già un regolare e seguitissimo torneo chiamato Home Championship giocato dalle quattro rappresentative nazionali.

Il primo torneo se lo aggiudicò la Scozia vincendo tutte le partite. Non altrettanto bravi tecnicamente erano i francesi che però si distinguevano per la loro voglia di diffondere il calcio nel mondo. Il più attivo in questo senso fu il giornalista francese Robert Guérin che con l’olandese Carl. A. Wilhem Hirschmann andò a Londra nel 1902 per proporre al presidente della FA la costituzione di una federazione che regolarizzasse e organizzasse le attività delle federazioni nazionali in modo da poter creare un vero campionato del mondo.

La proposta fu però nettamente rifiutata più volte in diversi anni soprattutto perché i britannici non volevano svelare i loro segreti al mondo e con il quale non volevano confrontarsi.

Così Guérin in occasione di una partita tra Francia e Belgio, il 21 Maggio 1904, inviò nella capitale francese i delegati di otto nazioni, Olanda, Francia, Belgio, Germania, Svezia, Svizzera, Spagna e Danimarca, per fondare la FIFA di cui fu eletto primo presidente. Con il passare degli anni la FIFA fu rafforzata dall’entrata di numerose federazioni, tanto che anche quelle britanniche si convinsero a parteciparvi.

Nel 1906 il presidente della FA e dopo anche della FIFA, in seguito alle dimissioni di Guérin, decise di sfruttare le olimpiadi che si sarebbero tenute a Londra per ospitare un torneo ufficiale di calcio. E così fu nel 1908, anno che segna l’entrata ufficiale del calcio nel programma olimpico del CIO e la definitiva diffusione del calcio nel mondo.

Le competizioni più importanti

Nonostante le olimpiadi avessero aumentato la diffusione e la fama di questo sport, si faceva ancora fatica ad immaginare un campionato del mondo, soprattutto perché dal Sud America arrivavano voci di un calcio giocato da giocatori abilissimi e con qualità elevate. Infatti lì, già dal 1916, si giocava un torneo continentale, la famosa Copa America. Solo dalle olimpiadi del 1924 e del 1928 si videro i primi confronti tra il calcio europeo e quello sudamericano.

Fu proprio in questi anni , dopo l’apertura al calcio latino, che ci fu la spinta decisiva per l’organizzazione del Campionato del Mondo. Il primo fu organizzato in Uruguay nel 1930 e vide in finale imporsi la squadra di casa sull’Argentina per 4 a 2, così come avvenuto nell’olimpiade del 1928, confermando lo strapotere delle sudamericane.

Il Campionato Europeo di Calcio fu un’idea dell’allora segretario generale della UEFA, fondata il 15 Giugno 1954, Henri Delaunay. Infatti essa è anche chiamata Coppa Henri Delaunay in quanto fu a lui dedicata due anni dopo la sua morte in occasione della prima edizione della competizione nel 1960.

Una delle competizioni più importanti a livello europeo e con fama mondiale è la UEFA Champions League. L’idea fu sempre dei francesi e fu subito sostenuta dai club spagnoli, in particolare da quello del presidente Bernabéu, il Real Madrid, in quanto molto forti economicamente e quindi in grado di poter affermare il loro gioco grazie ai migliori giocatori. Questa particolare competizione ebbe subito grande successo negli anni ‘50 grazie alla pubblicità che la televisione assicurò.

Dopo questa molte altre competizioni furono istituite come la Coppa delle Fiere, diventata poi la Coppa UEFA e oggi UEFA Europa League e la Coppa delle Coppe destinata alle vincitrici della coppa nazionale.

Perché  si gioca in 11?

La spiegazione rimanda all’epoca dei college dove le camerate erano composte da 10 studenti e 1 precettore. Questo abbozzo di squadra è riuscito a resistere fino ai giorni nostri.

Lo sport come stile di vita

Lo sport non è un semplice passatempo ma deve essere inteso come un mezzo di crescita. Permette di raggiungere la maturità con piacere e divertimento se ci si dedica a uno sport ‘sano’ e non basato sulla sola competizione e sul protagonismo. L’attività sportiva non deve essere vista come un mezzo per prevalere sugli altri e diventare nemici e nemmeno come un obbligo, un impegno in più di quelli già imposti dalla società, un’attività per occupare tempo. Per molti giovani viene vissuto come una dimostrazione del proprio valore, come una sfida con se stessi e con gli altri. Per esempio, lo sport viene praticato solo per ‘migliorare’ il proprio aspetto fisico e non più come un’attività educativa e formativa, un aiuto a liberarci dallo stress quotidiano.

Infine, lo sport sta diventando sempre più corrotto e questa pratica sta influenzando anche il modo in cui si vive lo sport a livello agonistico. Ad esempio, il calcio. Forse lo sport più speculato e succube di un business esagerato. In questo ambito sportivo circolano, ormai, esorbitanti cifre di denaro e vengono, sempre di più, a mancare dei valori fondamentali che caratterizzano lo sport di squadra. Vengono sempre meno le ‘bandiere”, ovvero ciò che rappresenta un club e in cui i tifosi si rispecchiano. E il cattivo esempio parte, soprattutto, dai dirigenti che puntano il proprio scopo imprenditoriale eliminando, quasi del tutto, i valori dello sport e il pensiero di chi lo segue. Lo stretto contatto tra calcio e televisione ci fa riflettere ancora di più. In questo modo ci si allontana dal vivere quelle vecchie emozioni vissute nello stadio, vicino quel campo verde, insieme agli altri tifosi. E’ un guadagno che permette alle società di crescere economicamente trascurando la visione sana dell’attività. Questo, però, porta i veri tifosi, ovvero chi crede davvero nello sport, ad allontanarsi e non seguire più ciò che prima divertiva ed emozionava. Lo sport non deve essere imposto ma visto e vissuto come una piacevole e costruttiva attività dove tutti noi dobbiamo imparare e divertirci.

Una vita di sport

L’identificazione dello sport come attività che coinvolga le abilità umane basilari fisiche e mentali- esercitandole con costanza per migliorare ed usarle in maniera più proficua – permette di tracciarne un collegamento storico con lo sviluppo dell’intelligenza umana. Per le civiltà primitive, l’attività fisica – sia pur priva dei connotati agonistici che l’avrebbero caratterizzata in seguito – era un modo utile per approfondire la conoscenza della natura ed applicare una maggiore padronanza su di essa. La diffusione della pratica sportiva nella maggioranza delle società contemporanee è indice dell’importanza che lo sport assume in senso sociale, ma anche economico e politico. Può inoltre far parte della cultura di una società, legandosi ai cambiamenti che la contraddistinguono: una disciplina che contribuisca ad affermare l’identità di uno Stato è chiamata – talvolta anche con finalità legislative – sport nazionale.

Relativamente all’aspetto ludico, è da notare come lo sport sia diffuso soprattutto presso quelle realtà sociali i cui mezzi economici e culturali ne permettano la pratica. Talune discipline richiedono infatti specifiche attrezzature per poter essere praticate, dalle più semplici (quali i giochi con la palla) alle più complesse (come gli sport che prevedono l’utilizzo di motori). Esistono tuttavia discipline che non richiedono strumenti particolari, rendenone possibile l’accesso anche a popolazioni con minori disponibilità economiche: in tal senso, i successi sportivi possono venire visti come una forma di riscatto sociale.

Un’altra concezione è quella secondo cui lo sport possa trasmettere valori universali, tra cui la socializzazione e il rispetto sia tra compagni che tra avversari: una definizione ufficiale di quest’ultimo aspetto è ravvisabile nel cosiddetto fair play. Per contro, non mancano critiche secondo cui lo sport venga utilizzato – in determinati contesti influenzati da fattori economici o sociali – come mezzo di propaganda politica, favorendo persino l’affiorare di aspetti deleteri (non ultimo il razzismo).

Fattori che determinano il successo e la diffusione di uno sport sono – tra gli altri – la semplicità dei regolamenti (che ne determinano la comprensione e il seguito presso i tifosi) e l’attenzione riservata dai mass media. Gli appassionati possono infatti contare sull’ampia reperibilità di informazioni, sia tramite fonti cartacee (tra cui La Gazzetta dello Sport) che on-line (molti atleti e squadre dispongono infatti di siti ufficiali). Non da ultimo, i fondamenti etici dello sport e le movenze di base sono insegnate a scuola sin dalla tenera età: l’organizzazione prende il nome di educazione fisica.

Lo sport nella Preistoria

Nel corso del XIX secolo molte scoperte di esempi di arte rupestre sono state effettuate in Francia, per esempio a Lascaux, in Africa ed in Australia, che dimostrano come in tempi preistorici i graffiti stessi sono una dimostrazione dell’interesse degli uomini delle caverne per attività che non fossero direttamente legate alla ricerca di cibo e alla sopravvivenza, ma che possiamo definire invece come svago o riti di buon auspicio.

Le tribù primitive africane, americaneoceaniche analizzate da etnografi dell’Ottocento, hanno conservato per millenni il senso e il carattere delle esercitazioni sportive e consentirono di formulare alcune ipotesi sulla evoluzione degli esercizi, dal loro originario scopo pratico a quello successivo ritualistico nell’ambito di cerimonie religiose o festive.

Secondo molti storici dello sport, tra i quali Antonino Fugardi, questa linea evolutiva può essere applicata, a grandi linee, anche allo sviluppo dell’attività sportiva europea e asiatica.

Origini dello sport

Le esercitazioni sportive erano in un primo tempo singole, poi divennero collettive e praticate anche dalle donne sin dal Medioevo; l’esercizio più diffuso e più antico dovette essere la corsa, alla quale si aggiunsero, subito dopo, i lanci e i salti, utili per la caccia e per le guerre. Ben presto emersero altre manifestazioni indispensabili per la sopravvivenza, dalle quali derivarono il nuoto, la canoa, l’equitazione, la lotta, il pugilato, la scherma contemporanee, a cui si aggiunsero giochi con palle costituite di erba e di grossi frutti.

Inizialmente queste manifestazioni non mostrarono caratteristiche prevalentemente agonistiche, bensì, soprattutto quelle di gioco e di intrattenimento.

In tempi successivi, gli esercizi assunsero un duplice aspetto: quello medico-spirituale-ginnico sviluppato maggiormente in Oriente, e quello atletico-rituale prosperante nel bacino del Mediterraneo.

In Occidente prevalsero l’aspetto atletico, la cura del vigore muscolare e la resistenza alle fatiche a fini militari

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